Inizia una serie di contributi sull'Employer Branding in "Pastiglie".
Prima Pastiglia
Dal 2013 ad oggi sono aumentati considerevolmente il numero di neolaureati che hanno sostenuto colloqui di lavoro.
Mi dispiace doverlo ammettere ma le donne sono più studiose degli uomini!
È il BEoC2018 (osservatorio permanente promosso da Cesop HR consulting company) che ci offre per l’ennesimo anno i dati che permettono di asserirlo.
L’osservatorio mostra come non sono solamente più donne a laurearsi ma questo dato viene accompagnato da una media voto più alta con un’età di laurea inferiore.
Co-design significa produrre insieme idee.
Proprio questo concetto di partecipazione ha condizionato il nuovo modo di concepire la presentazione dei dati del BEoC2018 (Best Employer of Choice).
Da tempo ci sforziamo per comunicare la nostra idea sulla produzione di campagne di Employer Branding. Non ci stancheremo mai di sottolineare che non si può pensare, desiderare e agire come pensano, desiderano e agiscono persone diverse da noi.
Cominciano ad essere numerosi gli articoli in cui si parla di Employer Branding.
Accade, però, che troppo spesso si confondano i piani e si confonda questa disciplina con altre di pari importanza ma differenti. Troppo spesso si sente parlare di Employer Brand e di talenti.
In questo caso mi preme differenziarla in particolare da due altre discipline.
La prima: l’Employer Branding non è la capacità di attrarre talenti! La capacità di attrarre talenti e non solo è il recruiting.
In tutte le occasioni abbiamo considerato l’Employer Branding come una disciplina a tutti gli effetti riconducibile al marketing per il fatto che con questa attività si gestisce il brand aziendale in riferimento ad un mercato: il mercato del lavoro.
La divisione Risorse Umane, nel momento in cui si rivolge all’esterno dell’azienda, ha infatti a che fare con un vero e proprio “mercato”.
Dovendo attivare azioni in questo contesto sarà utile, però, capirne alcune caratteristiche e meccanismi.
Per comprendere quali sono gli aspetti che compromettono l’immagine aziendale come luogo di lavoro, occorre essere molto oggettivi e realisti.
Una delle funzioni dell’Employer Branding è quella di individuare gli argomenti che comportano difficoltà di comunicazione tra azienda e dipendenti, potenziali dipendenti, aspiranti dipendenti e consumatori per porvi rimedio in maniera coerente e logica.
Affrontiamo oggi un argomento spinoso.
Lo staff che si occupa di Employer Brand in azienda ha l’appuntamento alle 10:30. All’ordine del giorno il tema è: ragionare sulla nuova strategia.
Bene, da dove iniziare?
Ovviamente si deve cominciare dalla ricerca delle informazioni sullo scenario e sulla popolazione oggetto della nuova campagna.
Il Best Employer of Choice è la classifica delle aziende maggiormente gradite come luogo di lavoro dai neolaureati italiani. Ogni anno, 2500 neolaureati (campione rappresentativo per sesso, area geografica e tipologia di studio) si esprimono su molteplici aspetti inerenti il mercato del lavoro, rispondendo anche a domande riguardanti aziende in cui aspirerebbero maggiormente lavorare.
Alcune di queste aziende, per tradizione e impegno, sono da sempre al vertice della graduatoria. Eni ne è il caso tipico.
Una conferma relativamente a quanto da tempo comunichiamo dalle righe di employerbranding.it.
L'Employer Branding è a tutti gli effetti una componente della comunicazione aziendale e il non assegnargli l'importanza che merita compromette la visibilità generale dell'azienda rispetto ai competitor europei e non solo.