Si tende sempre ad individuare una data dalla quale far iniziare eventi storici, economici, sociali, scoperte scientifiche, movimenti artistici e mutamenti di qual si voglia natura. Ma non sempre queste date rappresentano la reale generazione di tali eventi.
Il percorso che porta a rivoluzioni e innovazioni passa sempre per periodi di decantazione o attraverso momenti di esistenza non riconosciuta.
Per quanto riguarda il marketing è possibile stabilirne una data d’inizio? Probabilmente si reputerà l’inizio il momento in cui è stato associato il fenomeno ad una definizione strutturata. Ma possiamo asserire che in precedenza non avvenivano attività di marketing da parte di venditori?
La medesima osservazione si può effettuare riguardo l’ondata di nuove discipline definite come non convenzionali. A partire dal nuovo millennio si è assistito ad un proliferare di testi, articoli, siti e contenuti vari che presentano questo stravolgimento nel modo di fare marketing. Però in nessun intervento si individua una chiara definizione del nuovo movimento.
Ad essere precisi il primo intervento in questo senso si è avuto con J. C. Levinson (1984). Levinson parlava di un marketing diverso, definito Guerrilla Marketing, che aveva nelle sue caratteristiche principali quella di prevedere un minimo impegno di budget a fronte di una massimizzazione dei risultati. Però già nel 1973 U. Eco affermava: “in un’era in cui l’informazione è diventata il principale dei beni ed ha il potere solo chi controlla i media, la mossa vincente è data dalla guerrilla, intesa come forma di comunicazione parallela ai media tradizionali.
Quindi, quando è nato questo “nuovo” modo di concepire il marketing?
Probabilmente non è mai esistita una frattura tra quello che viene definito marketing convenzionale con quello che viene definito marketing non convenzionale.
Si cercherà di affrontare il tema osservando alcuni aspetti.
Il marketing non convenzionale non è propriamente individuato dal basso impegno economico. Infatti, le campagne non convenzionali che grandi multinazionali hanno attivato (Nike, Microsoft, Sony, Absolut, Guinness) non si sono caratterizzate per il basso costo. Il marketing non convenzionale non si occupa solo del mezzo ma anche del contenuto veicolato su mezzi convenzionali. Il marketing non convenzionale spesso è stato utilizzato da equipe di comunicazione che non ritenevano la propria attività non convenzionale ma semplicemente innovativa.
Una interessante definizione di marketing non convenzionale l’abbiamo da A. Brioschi. La Brioschi afferma che “l’interpretazione di comunicazione non convenzionale… non sottolinea né la prospettiva di sostituzione né quella di complementarietà ma un’evoluzione della comunicazione che rende oggi il non convenzionale una parte integrante delle strategie di comunicazione classiche”. (A.Brioschi, 2009, White Space: comunicazione non convenzionale, Egea, Milano)
Ci si chiede, però, se il marketing sia rimasto immobile (classico) fino all’avvento del non convenzionale oppure abbia avuto costantemente evoluzioni grazie all’avvento di nuovi media, di nuovi linguaggi, di nuove culture e sub culture, oltre alla presenza di innovazioni scatenate dall’ingegno dell’uomo.
Inoltre, ci si chiede se il marketing non convenzionale rimarrà sempre tale o diventerà in futuro convenzionale lasciando lo spazio a nuove idee, nuovi mezzi e nuovi messaggi.
Quindi, si lancia qui una provocazione. Non sarà che il marketing non convenzionale non è altro che un’attività di marketing del marketing?
Tutto ciò per sottolineare che il marketing è sempre marketing. L’utilizzare un mezzo piuttosto che un altro, una modalità di comunicazione piuttosto che un’altra, più o meno budget, non dipenderà dal tipo di marketing ma dal piano ritenuto più efficace per raggiungere l’obiettivo oltre che dalle competenze e capacità professionali di chi gestirà il piano stesso.
Per l’employer Branding il ragionamento è il medesimo. Si parlerà di adottare nuove tecniche, nuovi mezzi, nuovi messaggi, ma avrà poco senso definire tutto ciò non convenzionale.