GIUSEPPE CALICCIA - Employer Branding: il caso italiano

“Il segreto del nostro futuro è fondato sul dinamismo dell’organizzazione commerciale e del suo rendimento economico, sul sistema dei prezzi, sulla modernità dei macchinari e dei metodi, ma soprattutto sulla partecipazione operosa e consapevole di tutti ai fini dell’azienda”.

Sembrerebbe la sintesi di un lungo percorso di approfondimento sul marketing e sull’employer branding che dalle fondamenta di Philip Kotler passando per Borrow&Mosley approda all’analisi dell’attuale spirito manageriale costretto, dalla situazione economica e sociale, a ripensare alle azioni fondamentali da intraprendere.

Invece no!

Questo è un passo di uno dei discorsi (Pozzuoli 23 aprile 1955) che Adriano Olivetti fece ai suoi operai più di un decennio prima che fosse pubblicato Marketing Management (prima edizione 1967) e quasi 35 anni prima che si proponesse la definizione di employer branding.
 
Il lavoro inteso come opera non solo economica ma sociale e comunitaria è presente nella storia dell’industria italiana da quasi un secolo. Il concetto di ambiente di lavoro si ritrova nell’opera di Olivetti in modo completo, fattuale ed efficace. Con la creazione dello stabilimento di Pozzuoli si ha chiara l’idea per la quale il luogo dove si opera deve consentire non l’alienazione del dipendente ma la sua realizzazione in quanto uomo. Sempre dalle sue parole, si individua la centralità dell’ambiente di lavoro:

 “abbiamo voluto che la natura accompagnasse la vita della fabbrica… posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza”.

Questo concetto, però, non fu figlio di una mera intuizione isolata ma parte di una più ampia visione del concetto di produzione. Già nel 1957, infatti, l’Olivetti ridusse a 45 ore settimanali l’orario lavorativo a parità di salario e ancor prima si attivò per la formazione interna della propria forza lavoro con il Centro Formazione Meccanici prima (1936) e con il Centro Istruzione e Specializzazione Vendite poi (1955).

E' del 1934 il primo asilo di fabbrica e del 1936 la prima mensa aziendale. Nel 1940 viene istituito il Regolamento Assistenza Lavoratrici Olivetti che concedeva alle lavoratrici madri nove mesi di permesso retribuito (sei mesi prima del parto e tre mesi successivamente).

L'Innovazione, la ricerca e lo sviluppo erano il cuore pulsante dell'Olivetti (si consideri che a metà anni ’50 il 10% dei dipendenti Olivetti era destinato alla Ricerca e allo Sviluppo) e su questo si basava il concetto di “mission” che Adriano Olivetti percorreva come il cammino per il raggiungimento di un sistema comunitario più ampio e non relegato nelle mura degli stabilimenti.
“Può l’industria darsi dei fini? Si trovano questi semplicemente nell’indice dei profitti? Non vi è al di là del ritmo apparente qualcosa di più affascinante, una destinazione, una vocazione anche nella vita di una fabbrica?”.

In questo contesto il lavoratore era concepito come parte attiva e vitale tanto che nel giugno 1945, durante un discorso tenuto ad Ivrea, Adriano Olivetti affermò senza mezzi termini che:”...voi dovete essere messi in grado di conoscere dove la fabbrica va e perché va. E' quello che in termini sociologici si potrebbe chiamare dare consapevolezza di fini al lavoro.”

Un'esperienza, questa di Adriano Olivetti, che ha permesso a una eccellenza italiana di raggiungere obiettivi a cui poche altre aziende al mondo sono state capaci di approdare con produttività e innovazione non solo presenti nelle parole ma, soprattutto, nei fatti.

Un'esperienza che troppo spesso dimentichiamo.

Un'esperienza che dovrebbe essere presente in tutti i testi di management, marketing ed employer branding.

Un'esperienza di cui riappropriarsi.

Commenti

Eccellente

Eccellente articolo.
Condivido tutto il contenuto e soprattutto le conclusioni.